Le bottiglie di plastica sono entrate prepotentemente nella nostra vita sostituendo il vetro, perché sono leggere e trasportabili con facilità. Questa nostra comodità però si sta trasformando in un grande problema ecologico.
L’inquinamento da bottiglie di plastica è diventato di proporzioni terrificanti e sta distruggendo l’intero ecosistema e migliaia di animali.
La plastica è un materiale NON BIODEGRADABILE, praticamente indistruttibile e la natura impiega quasi mille anni per disintegrarla. Se pensiamo che ogni giorno nel mondo vengono buttate 67 milioni di bottiglie di plastica, praticamente stiamo riempiendo il mondo di spazzatura! Esistono nell’oceano degli enormi accumuli costituiti prevalentemente da plastica che galleggia: il Pacific Trash Vortex, noto come ISOLA DI PLASTICA, si estende fino a 10 milioni di km quadrati, quanto la superficie degli Stati Uniti.
Uccelli, pesci, balene e tartarughe sono solo alcune delle vittime dei rifiuti di plastica scaricati negli oceani. Ogni anno un milione e mezzo di animali muoiono per soffocamento o intossicazione. E il problema è destinato a peggiorare.
Proprio l’Italia detiene il record per il maggior consumo di acqua in bottiglia. Ogni italiano beve in media 208 litri di acqua in bottiglia in un anno. Siamo i primi in Europa dove la media è di 106 litri a testa e i secondi nel mondo dietro solo ai messicani con 244 litri (dati forniti da Censis).
Ogni giorno i nostri consumi di acqua in bottiglia creano un forte impatto ambientale, dalla produzione alla distribuzione, fino allo smaltimento della plastica impiegata per la produzione delle bottiglie che acquistiamo.
Per produrre 1 chilo di Pet (25 bottiglie da 1,5 litri), la plastica usata per le bottiglie, sono necessari 2 kg di petrolio e 17 litri di acqua, la cui lavorazione rilascia nell’atmosfera:
– 2,3 Kg di anidride carbonica (gas responsabile dell’effetto serra)
– 40 grammi di idrocarburi
– 25 grammi di ossidi di zolfo;
– 18 grammi di monossido di carbonio.
Il consumo annuo di 12 miliardi di litri di acqua imbottigliata comporta, per la sola produzione delle bottiglie, l’utilizzo di 350mila tonnellate di polietilene tereftalato (PET), con un consumo di 665 mila tonnellate di petrolio e l’emissione di gas serra di circa 910 mila tonnellate di CO2 equivalente.
La fase del trasporto dell’acqua minerale influisce notevolmente sulla qualità dell’aria: solo il 18% del totale di bottiglie in commercio viaggia sui treni, tutto il resto viene movimentato su strada.
Pensiamo ai consumi di gasolio dei camion che trasportano le bottiglie di plastica vuote dalla fabbrica che le produce all’azienda che le imbottiglia; oltre ai camion della nettezza urbana che le trasportano dai cassonetti agli impianti di smaltimento.
Ogni anno in Italia circolano su strada circa 300.000 tir per trasportare le bottiglie di acqua da bere. Ogni autotreno, immette nell’ambiente circa 1.300 kg di CO2 ogni 1.000 km.
Solo il 35% delle bottiglie di plastica utilizzate per l’acqua minerale viene raccolto in modo differenziato e destinato al riciclaggio; ma anche il riciclo non è un processo ecologico dato che richiede sempre l’impiego di sostanze chimiche e quindi scarti. La restante percentuale viene destinata ad inceneritori o interrata o dispersa nell’ambiente.
Quando la plastica brucia, produce gas tossici e rilascia grandi quantità di metano che contribuiscono al riscaldamento globale. Quando viene interrata rilascia nel suolo sostanze chimiche che possono contaminare le falde acquifere e altre fonti d’acqua. Quando invece viene dispersa, la plastica si fotodegrada dividendosi in particelle piccolissime che persistono nell’ambiente.